Le
varie generazioni si susseguono, con le loro differenze e
incompatibilità ma spesso tutto ciò è solo sulla superficie:
andando più a fondo troviamo somiglianze e similitudini che le
rendono molto più unite – in fondo siamo esseri umani, l'età non
ci differenzia realmente a parte l'estetica.
Ma
qual è il filo conduttore che unisce le generazioni? Forse è
proprio il male di vivere che nasce in noi nell'adolescenza, in
alcuni anche prima, e che ci portiamo nell'età adulta con il
bagaglio di esperienze proprie del passare degli anni. Questo
malessere può prendere tante forme, c'è chi lo prova con maggiore
forza, chi con minore, chi riesce a sedarlo, chi lo fa crescere
perdendone infine il controllo...e alla fine ne viene consumato.
Può
sembrarvi un preambolo eccessivo per una semplice graphic novel come
la mia “Oltre la maschera”, ma c'è un perché a tutto ciò:
nella vita delle persone c'è molto di più di quanto traspaia agli
occhi non solo dei conoscenti ma anche degli amici più stretti. Non
siamo tenuti a mostrare agli altri ciò che abbiamo in noi, né gli
altri sono tenuti a scoprirlo, ma purtroppo le scelte e gli eventi
della nostra vita possono rendere insopportabile quel peso.
“Oltre
la maschera” è il risultato di chi da quel peso è stato
schiacciato, incapace di prendere una decisione, lasciando che gli
ingranaggi della vita si arrugginissero smettendo di girare nel modo
giusto ma senza fermarsi del tutto – un meccanismo mal funzionante
che finisce per danneggiare tutti gli altri – una maschera
splendente che nasconde un volto ammuffito dalle scelte sbagliate.
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